giovedì 24 novembre 2016

Il Natale che cos'è?

Il Pancione
Pochi giorni e sarà Dicembre. Le luci colorate, le canzoni scampanellate, il senso primitivo di bontà e di gioia iniziano già ad accarezzare la nostra quotidianità, scortandoci verso il momento fatidico del Natale.
Da bambino attendevo questo giorno con grande trepidazione; come tutti, volevo scoprire il prima possibile quali doni il vecchio Pancione mi avrebbe portato. Per questo la notte della vigilia cercavo sempre di rimanere sveglio. Senza molto successo, restavo per ore con la testa sotto le coperte, orecchie tese a tentare di captare il rumore dell'atterraggio della slitta e gambette pronte a scattare in direzione del cortile. Visto che non avevamo un camino, il Pancione doveva per forza atterrare lì. E poi, a Milano, una slitta con le renne non poteva mica parcheggiare in doppia fila. Con o senza regali, se avesse bloccato il traffico avrebbe rischiato il sequestro del mezzo, che magari non era nemmeno assicurato. Oggi, poi, ci scapperebbe magari l'arresto per sfruttamento di Animali Fantastici. Comunque, abitando in città, non riuscivo mai a capire quando il Bestione atterrasse. I bambini di oggi sono avvantaggiati, gli basta andare su Google Santa Tracker per individuare l'esatto momento in cui il Ciccione passa sopra la loro casa, e senza nemmeno attirarlo con latte e biscotti, che tra l'altro in almeno un paio di occasioni sono sicuro siano stati mangiati da quel lestofante del mio gatto. Ero molto affezionato a Chicco; era un animale molto altolocato, di bell'aspetto e con un portamento regale, dormiva esclusivamente su un cuscino di morbida piuma d'oca posto accanto al calorifero durante l'inverno e di fronte al ventilatore durante la stagione estiva. In una gustosa occasione, questo elegante felino fu nutrito dalla mia genitrice con fresche uova di storione, che un parente cortese ci aveva donato dopo aver pescato il grosso pesce nel fiume, perchè sapete, quel micione era così tenero che non gli si poteva dire di no, e poi aveste visto come gli piaceva il caviale.. Ad ogni modo, sono sicuro che oltre a mangiare meglio di me, quel gattaccio abbia rubato i biscotti che avevo preparato per il Rosso. Sarà per questo che non mi ha mai portato la Playstation.
Il giovane aiutante del Rosso Pancione
Ad ogni modo, oltre allo spuntino di mezzanotte al gatto, il 25 Dicembre portava nel suo grosso sacco di feltro la gioia sotto forma di giocattoli e suppellettili. Il Natale, allora, era felicità. Sullo sfondo, invece, la mia famiglia: genitori, sorella e i parenti vari con cui passavamo la giornata, ma il centro di tutto rimenevano i regali. Il Natale era speciale perchè noi bambini ricevevamo qualcosa di speciale, e con questo ci sentivamo importanti. Poco importava tutto il resto. Noi avevamo i nostri giocattoli, e in loro si esprimeva la nostra festa.
Ora che di anni ne abbiamo un po' di più e teoricamente facciamo parte del cosiddetto mondo degli individui umani adulti, ipotizziamo di poter rivivere il Natale di quando di anni ne avevamo 6. Nonostante la pessima memoria, qualche ricordo di quel giorno ancora lo custodisco, e anche senza riprendere le vecchie fotografie riesco a rivedere chiaramente il pranzo insieme ai parenti, la terribile l'insalata russa che preparava mia zia, i cappelletti fatti in casa, con quello scherzosamente ripieno di sola pasta che doveva capitare al più goloso della comitiva, che ovviamente ero io. Dei regali, ora che sono "grande", non ho più memoria; quegli oggetti sono diventati lo sfondo. Ciò che invece rimane scolpito nella mia mente è l'affetto che circondava noi bambini, il calore che provavamo nell'essere al centro del mondo in una famiglia che davamo, chiaramente, per scontata. Ma a noi, ovviamente, interessavano solo i regali.
Avessi ora 6 anni lancerei via tutti quegli oggetti per poter passare un solo momento con le persone che allora c'erano ed oggi non ci sono più, persone che mi hanno trasmesso quello che solo dopo tanto tempo ho capito essere il vero spirito di questa ricorrenza.
Il Natale è solo una bella occasione per stare insieme.
Proviamo a ricordarcelo, e lasciamo perdere tutto il resto

Foto di famiglia

mercoledì 9 novembre 2016

Il prezzo del tempo - un'onda di ricordi

Non ho mai avuto una grande memoria. Due secondi dopo essermi presentato a qualcuno ne dimentico il nome e dopo un giorno anche il volto. Ogni singola volta. Con gli appuntamenti, poi, sono un disastro; e non nominiamo nemmeno le date di compleanni e ricorrenze varie.
Il cervello è davvero uno strano animale. Dal nulla capita che si risvegli con un ricordo, persistendo su un'immagine o una sensazione antica che pareva perduta nel vortice della vita. Non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si ricorda. Ma la mente fa strani scherzi, e aguzzandosi attraverso la nebbia del tempo a volte consente di scorgere un po' di luce, così che quella partita al campetto, quando ancora i cellulari si chiamavano cabine, sembra sia terminata un battito di ciglia fa.
E' difficile riuscire a ricordare tutte le persone cui si è stati affezionati durante la vita. Ed è anche molto triste non poterlo fare. Gli eventi talvolta ci travolgono e ci sbattono in faccia la fine di amicizie, rapporti e qualche volta amori. Spesso è più semplice smettere di ricordarli. Piano piano, giorno dopo giorno, la fotografia degli eventi si consuma in un foglio di carta velina, sbiadendo poco per volta, come uno scontrino dimenticato  in tasca per troppo tempo.
Altre volte, invece, quello che accade è più semplice: andiamo avanti con la nostra vita, e lasciamo indietro qualcuno. Ciò che negli ultimi tempi mi fa riflettere è la modalità con cui tutto questo ha luogo. Non c'è nessuna scelta, nessun progetto o intenzione. Semplicemente, accade. Il lavoro, lo studio, la distanza e il poco tempo a disposizione ci portano, spesso inconsciamente, a selezionare quale bagaglio di ricordi e di persone portarci dietro.
Se il destino esistesse, potremmo additarlo come colpevole. Ma sarebbe troppo semplice. Guardandoci dentro con un poco di onestà, possiamo scorgere come siano state le nostre azioni e le nostre omissioni ad averci portato dove siamo, in compagnia delle persone con le quali condividiamo il nostro presente.
Il nostro tempo è limitato, e dobbiamo necessariamente scegliere con chi spenderlo. La vita ci spinge a questo. Ed è spaventoso. La facilità con la quale riusciamo ad abbandonare le persone cui siamo affezionate, per andare avanti per la nostra strada, è terribile. Una mancanza di cuore senza pari, a mio parere. Probabilmente si tratta di un meccanismo evolutivo, non saprei.
I miei ricordi più importanti sono quelli delle persone con cui ho condiviso un pezzetto del mio cammino fino ad oggi. Molte di queste persone le ho perdute per ragioni che ho ritenuto essere fatalmente dovute al susseguirsi degli eventi imprevedibili causati dal trascorrere della vita. Ma non è così. Noi abbiamo scelto di perderci, e l'illusione del destino inevitabile cade quando abbiamo la forza di concentrarci a pensare a quello che abbiamo o non abbiamo fatto per mantenere queste persone nella nostra vita, e viceversa.
In pratica, è una pura questione di scelte.
Ma i ricordi, quelli sono imprevedibili. Ci colpiscono all'improvviso e ci riempiono l'anima di nostalgia.
Come colibrì dai colori sgargianti, ci guardano negli occhi e fuggono in un istante. Non possiamo afferrarli, ma nemmeno ignorarli, perchè il loro nido è dentro di noi.
E' la nostalgia che dona loro un colore così vivido, ed oggi, al tempo di internet e dei messaggi istantanei, quando tutto è così semplice e veloce, dovremmo cercare di recuperare questo colore, scrivendo magari a quel vecchio amico che questo colibrì ha a creato con noi.

Amici!

domenica 6 novembre 2016

Un pub e trenta cheesecake - come sopravvivere alla Bretannia


Newstead Abbey - Nottingham
 Già dal medioevo i britannici sudditi di Sua Maestà si sono dimostrati particolarmente attenti alla produzione e al consumo della classica bevanda fermentata servita in capienti boccali vitrei.
Ora, se come me non siete avvezzi al consumo di birra ma preferite bevande quali the ed acqua di fonte, abituatevi ad essere considerati dall'oste "Individui molto sospetti".
Se passate a Nottingham, comunque, non potete assolutamente astenervi dal visitare il pub più vecchio d'Inghilterra, lo "Ye Olde Trip to Jerusalem", che si trova in prossimità del castello, al di sotto della collina. Si tratta di un antica costruzione che si snoda all'interno dell'altura della città attraverso una serie di caverne sotterranee, dalle quali sono state create le diverse sale del locale. Uno spettacolo suggestivo, che può davvero soprendere anche il viandante più disinteressato.
Ad ogni modo, con o senza birra, ordinate senza paura i loro burgers: grossi, gustosi e nemmeno costosi. Fondamentale però, se acquistate H2O, avere cura di chiedere una caraffa, in modo da non essere costretti a spendere un patrimonio per la classica bottiglietta in plastica da 50cl, che costa, per qualche arcano motivo, più del malto fermentato con luppolo.
Avendo toccato l'argomento, vorrei inoltrare un appunto direttamente a Sua Maestà, che è nostra assidua lettrice, riguardo il servizio ai tavoli. Durante le diverse visite sull'isola ho attraversato, sia per motivazioni di studio sociologico che per ragioni di interesse antropologico, diversi pub, cercando di amicarmi gli autoctoni per imparare quanto più possibile sulle loro tradizioni gastronomiche. Bene, ciò che mi ha lasciato molto perplesso riguarda la pratica del lancio delle posate sul tavolo da parte dell'oste, con conseguente caduta delle stesse, per gravità, sul tradizionale appicicaticcio tavolo ligneo britannico, usualmente sprovvisto di tovaglia/tovagliolo/tovaglietta o straccio regolamentare.
Ora, se siete al "Ye Olde Trip", noterete che l'atmosfera conviviale che si respira in questo storico luogo di Nottingham, unita alla possibilità di praticare un antico giuoco da pub medievale, rende la visita ancora più suggestiva. Il giuoco in questione consiste nel centrare un corno di animale (non identificato, ma sicuramente nè tartaruga nè giraffa) appeso ad altezza uomo al muro in fondo alla sala, con un piccolo anello posto al capo di una corda metallica tesa appesa al centro della sala. Vi garantisco che non è un'impresa facile, anche se siete astemi.
Newstead Abbey - Nottingham
Per quanto riguarda l'alimentazione, un ruolo fondamentale nella cucina normanna è occupato dalla cheese cake, che costituisce l'elemento base della dieta isolana insieme al pesce fritto, accompagnato da patatine britanniche e servito dalle sapienti mani degli artigiani della frittura in porzioni bibliche, nelle antiche botteghe take away sparse per la contea.
Girando per la città noterete certamente il gran numero di aree verdi presenti,  generalmente ben curate e piene di fauna semi-selvatica. A questo proposito, se siete dotati di merenda, state attenti agli scoiattoli, che una volta mi hanno rubato le M&Ms.
Appena fuori Nottingham , schivando la mega centrale elettrica a carbone che sovrasta il piatto panorama inglese, e valutando se il clima generalmente piovoso ve lo consente, potete fare un giretto alla newstead abbey, un luogo incantevole per passeggiare, fare foto ai lego, portare a spasso il vostro alligatore domestico e mangiare dolci col the.
Se il vostro soggiorno è breve, rischiate però di non riuscire ad individuare il sole, ed in questo caso mi permetto di consigliare una visita ad un luogo patrimonio Unesco situato appena fuori dalla città: il Warhammerworld.
Sito pieno di storia, vi troverete il meglio della pittura, della scultura e dell'anima nerd della britannia. E fanno anche da mangiare.
Warhammerworld- Non fate arrabbiare Legobunny

Warhammerworld- Mettete i fiori nei vostri cannoni al plasma

Warhammerworld - Con amici

Lego Foscolo - Le mie prigioni


domenica 30 ottobre 2016

L'anima frantumata - la terra trema su di noi

Non posso immaginare cosa sta accadendo nell'animo delle persone che stanno vedendo le loro case e i loro paesi crollare sotto la forza devastante della natura.
Non mi permetto nemmeno di immaginarlo. Guardo le immagini nei notiziari e soffro.
Soffro per coloro i quali hanno perso tutto, o rischiano di perderlo se la situazione non cambia.
Piango per le persone che hanno visto la morte da vicino e che sono riuscite a salvarsi abbandonando dietro di sè le rovine che chiamavano casa. Pare che quest'oggi non vi siano stati morti, per fortuna.
Ma la natura ci ha mostrato ancora una volta il suo volto spietato.
Il sisma l'ho vissuto da lontano, da Prato, e nel dormiveglia ho confuso il suo rombo sordo con quello di un grosso camion lanciato in una folle corsa sotto la finestra.
Subito: paura e impotenza. Poi, quando la mente è tornata a funzionare, la domanda: dove ha colpito stavolta.
Tutti i notiziari puntati sulle Marche e sull'Umbria. Dagli audio, dolore e paura. Dai video, polvere e rabbia.
Il sisma ci ha colpiti tutti, di nuovo. E ha continuato a colpire il cuore dell'Italia dei borghi e dei paesi antichi, quelli che tutti concordano essere la nostra insostituibile ricchezza.
Quale futuro, però, possiamo sperare di trovare se la terra su cui abbiamo costruito la nostra storia continua a cercare di inghiottirci? Come possiamo difenderci dalla furia fredda di questa natura?
Il racconto dell'Italia è quello di una competizione continua tra comune e comune, tra borgo e borgo, tra contrada e contrada. Questa gara per la supremazia ha reso lo stivale il luogo unico che il mondo ci invidia. Potere e bellezza sono state le due facce della moneta del nostro paese; ma se la prima ha perso ormai ogni significato, la seconda può ancora essere recuperata.
Non possiamo abbandonare i paesi che la storia ci ha donato, nemmeno se la natura li reclama a sè.
Dobbiamo essere coraggiosi. E per ricostruire in sicurezza questi luoghi, dobbiamo dare tutti una mano.
Sappiamo bene che l'Italia non è mai stata una nazione unita, somigliando piuttosto ad un mosaico di tradizioni e interessi diversi che hanno condiviso solamente il medesimo sfondo.
Ma nella diversità risiede la nostra ricchezza, e se in un elemento possiamo trovare un accordo questo è la solidarietà.
Diamo una mano, collaboriamo per ricostruire. Proviamo a donare quello che possiamo per ricreare ciò che ci è stato tolto con la forza.
Divisi lo siamo sempre stati, e per questa ragione abbiamo potuto abitare così tanti luoghi di una bellezza così disarmante. Ora, però, uniamoci per ricostruire questi luoghi. Poi torniamo pure a litigare.

giovedì 27 ottobre 2016

Nella terra di mezzo - Le Midlands

Waine Manor (occhio ai cervi!)
Provate a ripensare al vostro primo volo. Cercate di ricordare la sensazione che avete provato la prima volta in cui vi siete trovati, da svegli, sulle nuvole. Fuori dal finestrino, l'azzurro profondo del cielo e l'energia accecante del sole dipingono in un singolo atto divino il quadro della piccolezza della nostra condizione umana. Ma nello sguardo che andiamo a lanciare, comodamente imbragati nella nostra cintura di sicurezza di materiale plastico, riusciamo a scorgere un altro messaggio. Un'idea di grandezza, urlata con la forza dell'ingegno dall'umanità verso tutto il creato: noi abbiamo conquistato il cielo. Noi siamo i padroni del mondo. E mentre mi trovo lassù, sulla punta più alta del mondo, penso a come sopra la mia testa ci siano solo satelliti e stelle.
Sono un misto tra stupore infantile e paura, accompagnato dal senso di libertà che solo in viaggio riesco a provare. Ma allo stesso tempo mi sento come ingabbiato, fagocitato nella pancia di un mostro di metallo che potrebbe espellermi in qualsiasi momento.
Ed il senso di grandezza sparisce appena volgo lo sguardo verso il basso, dove un letto di nuvole nere attende di essere attraversato. Così, come Scilla usava fare secoli prima, il mostro di metallo si inabissa ed inizia a scalciare. Dapprima con riguardo, come per suggerire a noi stupidi umani di toglierci di torno, ma seguitando nella discesa la sua furia aumenta, ed insieme ai miei compagni di avventura mi ritrovo stretto sul sedile, con le unghie saldate al bracciolo in finta pelle, mentre i segnali lampeggianti rimarcano con britannica austerità la presenza della turbolenza. I minuti passano come ore, la prima volta. E quando superiamo la barriera di nuvole, secoli dopo, il mondo torna ad essere il luogo grigio che ho imparato a conoscere.
Abituato come sono, immagino di essere il costruttore delle casette che vedo scorrere sotto di me mentre ci avviciniamo all'aeroporto. Maledetto East Midlands, con le folate di vento che lo investono costantemente e noi, poveri omini lego, costretti a subire tutto questo.
Tre balzi fa la bestia prima di fermare la sua corsa sul terreno di Sua Maestà, e squilli di tromba salutano la fine della sua furia.
Come nel salire sono stato l'ultimo ora, scendendo, mi pongo senza indugio come primo della fila, acquisendo la qualifica di leader naturale del gruppo. Facendo trenino e ballando Maracaibo, raggiungiamo le guardie della regina. Passato il check in, il check out, il controllo passaporti, la visualizzazione documenti, compilata la dichiarazione di non invasione e risolto l'enigma della sfinge, possiamo finalmente mettere piede sul suolo britannico. Oltre al clima gradevolissimo, che in primavera varia dai due estremi "Pioggia" e "Pioggia con vento", noto da subito che gli isolani di quella contea sono particolarmente educati. Se,come me, non siete abituati a tali dimostrazioni di rispetto e coscienza civica, per ambientarvi sorridete ed annuite sempre con la testa. Ma soprattutto, se volete un caffè, vi conviene lasciar perdere, che lì lo vendono in tinozze. Comunque, se vi capita di calpestare accidentalmente un piede ad uno di loro, per fare un esempio, egli vi chiederà immediatamente scusa; mentre se per caso avete intenzione di prendere il pullman per l'aeroporto alle 6 di mattina, ma vi trovate ad una distanza tale dalla fermata che neanche Bolt a cavallo ce la potrebbe fare a raggiungerlo, basterà fare un cenno da lontano al cortesissimo conduttore, che vi attenderà cavallerescamente senza necessità per voi di rincorrerlo.
La City Hall

Diverse cose si possono visitare a Nottingham e dintorni.
La foresta di Robin Hood non fa più parte di queste, perchè è stata resa legna da ardere. Al suo posto, in centro città di fronte al castello hanno posizionato la statua dell'eroe in calzamaglia.
Nottingham è famosa per alcune amenità, tra cui essere la città con la più grande area pedonale d'Inghilterra, almeno credo, ma vanta anche primati in materie ben più importanti: i pub. Se scoccate 10 frecce in altrettante direzioni, state sicuri che colpirete almeno 8 pub, e la casa di batman. Seriamente, il Wayne Manor del Cavaliere Oscuro si trova nel gigantesco parco della città. Se vi capita di andarci, vi consiglio di evitare la stagione degli amori dei cervi, perchè quel luogo ne è pieno.

Continua..

lunedì 24 ottobre 2016

Il volo del pigrone - Verso Nottingham


Pronto a tutto
Alcuni dizionari della lingua italiana alla voce "pigro" riportano la mia fotografia.
Ritratto nella tipica posizione orizzontale a penzoloni su un'amaca, per anni questa definizione fotografica è stata accettata dalla comunità di glottologi italiani. L'accademia della Crusca plaudeva anch'essa a tale scelta, giudicando tale immagine adatta ad indicare chiaramente il concetto letterale in oggetto.
Dacchè mi ricordi, ho sempre trovato grande piacere nel dormire. Tutti noi concordiamo nel valutare che il riposo dovrebbe rappresentare la naturale estensione del bisogno umano di recuperare l'energia necessaria ad affrontare le sfide che ci attenderanno domani. Tuttavia, nel mio caso, questa attività veniva poveramente giustificata dagli eventi. Come Paperino prima di me, ho subìto il fascino subdolo dell'ozio.
L'ozio è un tarlo che si nutre della nostra vita, un animale che ruba il nostro tempo, consumandolo, e che ingurgita insieme ad esso le infinite possibilità che la vita ci dona ogni giorno.
Questa breve riflessione mi è utile a motivare il fatto che per quasi un quarto di secolo ho tenuto i piedi ben piantati a terra, senza mai salire su un aereo.
D'accordo, volare non mi fa impazzire di gioia nemmeno adesso. Alla mia venerabile età, sono ancora convinto che il metallo, in quanto più pesante dell'aria, tenda ad essere attratto inesorabilmente verso il suolo, e che l'unica spiegazione al fatto che macchine gigantesche riescano volare, sia la magia.
Tuttavia, dopo diversi consulti con esperti della materia, tra cui  Gandalf, Silente ed il grande mago Silvan, posso affermare che anche se volare non mi piace, il solo pensiero di non poter vedere tutto ciò che di bello o di diverso ha da mostrare il mondo rappresenta una spinta sufficiente a superare questo ostacolo.
Il primo aeromobile su cui mi imbarcai decollò con grande frastuono dalla terra Longobarda in una fresca mattina di primavera, e riportava sulla coda la celtica bandiera con trifoglio ed arpa. Con indomito coraggio, fendette senza indugio le nuvole verso la Bretannia, in direzione della terra che diede i natali a Robin Hood: il Nottinghamshire. Dopo aver lasciato salire tutti gli altri passeggeri, cedendo cavallerescamente il passo ad ogni donna, uomo, bambino ed animale che incontrai, fui infine inghiottito dalle metalliche fauci, e mi ritrovai nella pancia del mostro. Ricordo allora che una gentile dama, accompagnata da un coraggiosissimo bambino in tenuta da cavaliere con tanto di vessillo comunale sullo scudo, notando il mio invidiabile senso di pace interiore shaolin zen, mi offrii una caramella per il decollo, confidando con questo che evitassi di aggrapparmi a lei ad ogni scossone al fine di rassicurarla, ovviamente, atto che quindi rispettosamente mi astenni dal fare.
Del viaggio ricordo principalmente che cercai di dormire, pensando a quanto gradevole sarebbe stato giocare con il mio gatto, che purtroppo non potei portare. L'impresa non fu delle più semplici in quanto, per qualche stregonesco motivo, ogni cinque clessidre gradevolissimi squilli di tromba elencavano con voce imponente accurate promozioni e prodotti convenientissimi da acquistare in volo sopra l'Europa. Molto interessante fu, da un punto di vista antropologico, osservare il dirimpettaio normanno, il quale procedeva con britannica perseveranza, e senza lesinar pecunia, nell'acquisto della tipica acquavite distillata in piccole bottiglie vitree che si trovava  in quell'aeromobile irlandese. Con una rapida occhiata e con l'ausilio del mio abaco da viaggio, calcolai che il tasso alcoolico del villico dovesse aver raggiunto un valore ben più alto di quello riportato dall'altimetro in quel momento. Con una silente ammirazione, notai poco dopo che almeno lui riuscì ad addormentarsi, mentre io continuavo a nutrirmi delle caramelle che la gentile signora, con il coraggiosissimo bambino italico al fianco, mi donava incessantemente.

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 Continua..





sabato 22 ottobre 2016

Con gli occhi di un bambino - In bici con un Lego

I primi giri in bici
Dai racconti dei miei cari, pare che la mia prima infanzia sia stata costellata da episodi piuttosto vivaci di cui, a distanza di tanto tempo, possiamo ben sorridere.
A due anni cercai di buttarmi in piscina durante il pranzo del Battesimo della mia sorellina, e fui riacciuffato per un pelo venendo quindi riportato alle giuste ragioni. L'anno successivo fui più lesto, e riuscii a rompermi la testa contro lo spigolo di una finestra finendo, ovviamente, al pronto soccorso. A quattro anni suonati scoprii invece che quando mia madre mi intimava di non toccare il ferro da stiro perchè caldo, era meglio darle ascolto.
Piccoli episodi che più o meno tutti abbiamo vissuto e che ci sono stati tramandati grazie alla memoria dei nostri parenti o amici più anziani; piccoli pezzetti del mosaico che ci hanno portato, oggi, ad essere quello che siamo, carichi di molti ricordi e di qualche cicatrice.
Ho riflettuto un po' per trovare il primo pezzetto del mio mosaico, ma non è stato troppo difficile, perchè si tratta di un ricordo felice.
Era il giorno di Natale del 1987, avevo tre anni un mese e due giorni, ed accanto al mio lettino luccicava la mia prima bicicletta. Era una bmx rossa e bianca, aveva le con gomme piene, ed insieme alle sue piccole rotelle di plastica sarebbe stata per qualche anno la mia fedele compagna di avventure.
I primi giri ovviamente li feci in casa, tra il parquet e contro la mobilia. Piccoli incidenti che definirei formativi non furono particolarmente graditi a mia madre, che vedeva la mia testolina rischiare di rompersi nuovamente. Fortunatamente nulla successe, e potei continuare a scorrazzare felicemente per qualche dozzina di mesi sempre in sella alla mia amata bmx.
Non ricordo in che periodo mio padre le smontò le rotelle, nella mia mente rivedo solo quel bambino di quattro o cinque anni che al parco provava a stare in equilibrio, con le ginocchia sempre sbucciate. Andavamo al Forlanini, il parco di Milano di fronte all'aeroporto di Linate. Per me era un luogo magico, il mio gigantesco parco giochi in cui potevo sperimentare per la prima volta la libertà.
Gli adulti dimenticano troppo spesso come ci si sente ad essere bambini. La scoperta, la paura e l'emozione nel provare a fare qualcosa di straordinario, come l'imparare ad andare in bicicletta. Mi rendo conto che ciò di cui parlo non sia niente di straordinario, visto con gli occhi di un adulto. Ma provate a ricordare il momento in cui avete sentito per la prima volta quella sensazione, cercate di rispolverare l'emozione che avete vissuto quel giorno. Scoprirete che la tessera del mosaico creata da quel bambino quel giorno è ancora lì, in mezzo alle migliaia di altri avvenimenti che nella nostra vita frenetica abbiamo accantonato. Se vogliamo essere adulti migliori, dobbiamo cercare di ricordarci di come guardavamo il mondo quando adulti non lo eravamo ancora.

Guardiamo il mondo da un'altra prospettiva



martedì 18 ottobre 2016

Un cuore di pietra - Gran Sasso d'Italia

Gran Sasso d'Italia visto dalla contrada di Colle Marmo - Bisenti (TE)

Quando ero dodicenne tenevo un diario. Un vecchio librone nero con le righe orizzontali rilegato in finta pelle, omaggio di non so quale azienda a mio padre.
Come tutti i ricordi di infanzia, è stato dimenticato per quasi vent'anni in un vecchio scatolone, sopravvivendo ai traslochi e al tempo su una solida mensola in garage. L'ho riscoperto solo poco tempo fa, riordinando quello stesso mucchio di scatoloni. Aprirlo è stato come trovarsi di fronte ad uno specchio logorato dal tempo, e l'immagine che vi ho scorto a fatica mi sembrava riflettere il ricordo che avevo avuto sino a quel momento di me stesso da ragazzino.
Riga dopo riga ho ritrovato frammenti di vita che pensavo di avere perduto, pagina dopo pagina pezzetti di esperienze di quel tempo sono riaffiorati come ciottoli sotto la sabbia. Non li avevo dimenticati, li avevo solo nascosti sotto la superficie, ed un piccolo soffio di vento è bastato a farli riemergere.
Se avessi continuato a scrivere un diario, avrei potuto rileggere i passaggi che mi hanno reso la persona che sono, e con questo, forse, avrei anche potuto evitare qualche errore.
Se dovessi riassumere la mia infanzia  in una immagine, sceglieri probabilmente quella che vedete qui sotto.

Copertina del diario del 1996

Da un lato la grande montagna, con la sua maestosità e la sua forza muta, e dall'altro un bambino, con i suoi sogni, la sua spensieratezza, la sua gioia di vivere e un bel cappello.


Sul diario 2016 sarebbe invece più appropriata la prima foto in alto, con il lego di spalle che contempla la montagna immutata e disinteressata agli eventi degli uomini mentre lui, anche se cresciuto, rimane ancora troppo piccolo per poterla comprendere.

Quella foto l'ho scattata qualche settimana fa, durante un brevissimo passaggio in quei luoghi a me cari.

Per chi non ha ancora avuto il piacere di conoscerlo di persona, dal versante Teramano del Gran Sasso è possibile scattare foto come queste:


Autunno

Fine inverno (credo)

Superman
Purtroppo non ho foto estive al momento, ma mi impegno a produrne il prima possibile.
Andate a conoscere questa montagna. Oltre a vedute come questa potrete godere dei piaceri della tavola e della stupenda accoglienza degli amici abruzzesi. Per non parlare della miriade di paesini arroccati sulle cime delle colline, con vicoli e stradine così caratteristici da sembrare usciti da un dipinto del seicento;
e se poi avete voglia di assaggiare i tipici piatti della tradizione abruzzese, vi consiglio di passare qui: Agriturismo Domus - Bisenti(TE). Ricordatevi di prenotare però!
PS: Hanno anche stanze per dormire, qualora il vino e il liquore di montagna non vi consentissero di ripartire sereni..







 







sabato 24 settembre 2016

Quattro passi verso l'alto - dalla Spiaggia alla Sagrada Familia

Quando siete nei pressi della colonna di Colombo, rivolgete la vostra attenzione verso il mare.
Al di là delle penisole del World Trade Center e del centro commerciale potete trovare il quartiere di Barceloneta. Raggiungerlo a piedi è molto semplice passando per il lungomare, ma se volete visitare le due penisole vi occorrerà un po' di tempo in più. Mi raccomando state attenti a non rimanere appesi al  ponte mobile che conduce al centro commerciale quando questo si apre per far passare le barche.

Il World trade center visto dalla Barceloneta
Barceloneta è un quartiere antico, pieno di bar, ristoranti e con una imponente spiaggia.
Dopo aver passeggiato per il quartiere potete rifocillarvi al Juanita Lalà, un locale carino e dai prezzi accettabili, nel quale servono un hamburger molto buono.
Il primo selfie di Legobunny
Con la pancia piena potete ripartire in direzione della basilica di Santa Maria del Mar, la più imponente chiesa gotica catalana, per innamorarvi del suoi magnifico rosone. Ora, già che siete lì, sarà inevitabile fare un salto al museo di Picasso.
Onde evitare lunghe code vi consiglio di acquistare on-line il biglietto d'ingresso; io non l'ho fatto e ho dovuto attendere quasi un ora in coda. Legobunny ancora non me lo perdona.
Dopo la visita, se siete ancora carichi di energia, dirigetevi senza paura verso il vecchio mercato del Born. Mentre vi avvicinate, lasciate perdere la mappa e fatevi abbracciare dal dedalo di viuzze che vi circondano.
Al mercato del Born non troverete però nessun venditore; recentemente il complesso è stato infatti trasformata in centro culturale, ma al suo interno potrete comunque ammirare i resti dell'antico quartiere settecentesco.
L'ingresso del mercato El Born, ora centro culturale
Tutto questo giro in una sola giornata, ammetto, è già piuttosto impegnativo, ma se non avete tempo dovete necessariamente allungare il percorso di un'altra mezzora (a piedi) verso la basilica della Sagrada Familia.
Inutile dire che non acquistare il biglietto on-line è da folli. Se potete scegliere, cercate di visitate questo luogo durante una giornata di sole: vi troverete così immersi dentro i colori delle vetrate che penserete di essere entrati dentro un arcobaleno.
L'ingresso alla basilica, per qualche strano motivo, è posto sul retro, che è il lato più recente della costruzione. Una volta usciti noterete sicuramente che sulla facciata principale la pietra si presenta molto più scura e usurata dal tempo
Ad ogni modo, non aspettatevi di trovarla completata. L'esterno della basilica è ancora un cantiere.
Il cantiere della Sagrada Familia
















mercoledì 21 settembre 2016

Il cammino del curioso. Parc Güell e i pappagalli

Nel post precedente concludevo consigliandovi di passare per un saluto alla colonna di Colombo.
A questo proposito, nel caso foste appassionati arrampicatori, potreste cercare di scalarla a mani nude. Personalmente, per evitare di conoscere le patrie galere ispaniche, ho preferito utilizzare l'apposito ascensore sito all'interno della colonna stessa, che presenta il giusto equilibrio tra efficienza motoria e tutela della libertà (tutte le info qui: Colonna di Colombo).
Una volta in cima potrete godere di una splendida vista ed avrete la possibilità di ammirare i monumenti più importanti della città, come la cattedrale, il parco olimpico, l'arsenale e la torre pendente. Quest'ultima, però, solo se siete in possesso di un binocolo con lenti molto potenti e puntando l'obiettivo verso est.
Ora, se la vostra è una visita breve, diciamo di 3-4 giorni,  come lo è stata la mia, dovete scegliere cosa fare. Se amate l'architettura, o anche se non l'amate ma avete una mente curiosa, dovete sicuramente visitare le case e le costruzioni monumentali progettate da Gaudì.
A Barcellona pare che tutto ciò che sia stato costruito negli ultimi 150 anni sia stato progettato da lui.
In pasticceria, tra un chilo di torta e un  fiasco di the alla liquirizia, un anziano mi ha raccontato scherzando che il tram che ha investito a morte Gaudì lo aveva fatto di proposito, perchè i cittadini di Barcellona non sopportavano più di doversi districare tra la moltitudine di cantieri nati per realizzare i suoi progetti.
Dato che tra le sue opere vi sono diversi siti patrimonio Unesco, una legge catalana ed una morale vi impongono comunque di visitare almeno Palazzo Güell, Casa Batllò, Pedrera, Sagrada Familia e Parc Güell.
Se vi asterrete dall'effettuare la visita di anche uno solo di questi luoghi, un cortese gendarme in armatura medievale vi condurrà al confino al di là delle colline, dalle quali dovrete raggiungere il vostro paese a piedi scalzi, facendo somma opera di penitenza.
Se andate nella stagione calda, che a Barcellona va da Gennaio a Dicembre, vi consiglio di programmare la visita al Parc Güell in mattinata, prenotando on-line i biglietti ed evitando il rischio di imbottigliamento chilomentrico sotto l'iberico sole cocente (vedi qui: Parc Güell)
Una volta dentro al parco, attenti poi a non passare troppo tempo sotto le palme; le centinaia di pappagalli che vi abitano potrebbero divertirsi a usarvi come bersaglio.

Un esemplare addomesticato di iguana Güell. L'originale, decisamente più grosso, lo trovate al Parc Güell
 continua






lunedì 19 settembre 2016

Girovagare per le carreteras - Barcellona e le scarpe comode

Barcellona, la grande città sul mare.
Nasce dalle acque del Mediterrano e come un fiume al contrario si snoda verso l'alto, articolandosi in quartieri diversi ed inglobando, una dopo l'altra, le colline circostanti.
E' importante tenere a mente la natura di questa città quando la andate a visitare, soprattutto nel momento in cui preparate la valigia.
Due sono le cose che secondo me non dovete assolutamente lasciare a casa. La prima è il vostro omino Lego di fiducia, meglio se accompagnato da un accessorio come una bicicletta o un cavallo, a seconda delle vostre inclinazione sportive; la seconda è un comodissimo paio di scarpe ben collaudato . Perchè per visitare la città, al di là dei mezzi pubblici e della metropolitana, che certamente funzionano, vi servono gambe a posto e piedi comodi. Considerando poi che lì fa quasi sempre caldo, e che in estate camminando per le Ramblas potreste sentirvi come in un tostapane, meglio arrivare già pronti.
Ricordate che la città è in salita; le uniche zone pianeggianti sono vicino al mare e in spiaggia.
Ah, tra l'altro pare sia possibile anche girare nudi, ma vi consiglio comunque di indossare almeno le scarpe, per evitare mal di piedi e fastidiosi problemi alla schiena.


Una famosa panchina catalana

Bene, facciamo finta che abbiate seguito i miei suggerimenti ed abbiate fatto merenda all' Escribà e preso il pranzo al sacco alla Boqueria, se la vostra è una visita alla scoperta della città e non solo dei suoi locali, camminando verso il mare troverete il Gran Teatre del Liceu (visite guidate qui: Liceu), e poco più avanti in una via laterale, lo stupefacente palazzo Güell (per info guarda qui: Palazzo Guell)
In breve, Güell era un imprenditore tessile che aveva fatto un sacco di soldi e li spendeva molto volentieri per realizzare i progetti di Antoni Gaudì che, dal canto suo, a Barcellona era un po' come il prezzemolo.
Dopo aver visitato gli interni del palazzo, arriverete a quello che, secondo me, è il punto più bello: il tetto. Lì si trovano una ventina di comignoli di forme e colori diversi, che si stagliano verso il cielo come frecce o coni gelato, a seconda delle interpretazioni.

Una splendida opera d'arte. E un comignolo
Dimenticavo, il palazzo è patrimonio Unesco.

Dopo questi due splendidi luoghi vi meritate una rilassante passeggiata sul lungomare e, già che ci siete, non dimenticate di passare a salutare il monumento a Cristoforo Colombo!

continua












domenica 18 settembre 2016

Viaggiare con un lego in tasca - Barcellona

Sono passati due anni da quando ho iniziato a fotografare i piccoli omini lego nei posti che ho avuto il privilegio di visitare. Poco tempo e ancor meno soldi in tasca non mi hanno permesso di andare troppo lontano, ma con un po' di attenzione e di ricerca, sono riuscito a trovare luoghi incantevoli anche a due passi da casa. Non essendo tipo da selfie, ho preferito lasciare spazio a chi, molto più fotogenico di me, mi ha fatto da spalla in queste piccole avventure.
La prima foto l'ho scattata a Barcellona nel Maggio 2014, di fronte alla cattedrale della città. Ricordo gli sguardi straniti di alcuni turisti e i sorrisini dei passanti. Solo qualche bambino pareva approvare. Tutto sommato la situazione un po' buffa che si era venura a creare mi ha spinto a continuare nella mia "missione": fare foto degli omini lego nei luoghi più belli che ho la possibilità di visitare.
Cattedrale di Barcellona - Maggio 2014
Quello che più mi ha colpito di questa città sono le sue molte facce, l'intreccio continuo tra antichità e modernità, tra tradizione e movida, tra attaccamento ai valori catalani ed il loro essere coniugati in una città dall'animo cosmopolita.

Arrivare a Barcellona è piuttosto semplice, in aereo da Milano ci si impiegano meno di due ore, per un prezzo che può partire anche da 20€. Si atterra a El Prat e in meno di 40 minuti di autobus si arriva in centro città, sulle Ramblas, dalle quali potete partire per andare a visitare qualsiasi cosa, ma non prima di avere fatto una abbondante merenda presso la pasticceria Escribà (se non mi credete leggete qui: Pasticceria Escribà). Già che ci siete, se avete voglia di risparmiare qualche soldino senza rinunciare alla qualità di quello che mangiate, vi consiglio di passare alla "Boqueria", l'antico mercato coperto che si trova proprio sulle Ramblas (Boqueria), anche solo per una visita, ne vale assolutamente la pena.
Il momento migliore per visitare le Ramblas è però dopo le 18, quando i locali iniziano a riempirsi e gli artisti di strada si esibiscono sul viale centrale (pedonale) Ah, attenzione a dove tenete il portafoglio, sulle Ramblas pare siano sempre all'opera borseggiatori professionisti!

Presto la seconda parte..