giovedì 24 novembre 2016

Il Natale che cos'è?

Il Pancione
Pochi giorni e sarà Dicembre. Le luci colorate, le canzoni scampanellate, il senso primitivo di bontà e di gioia iniziano già ad accarezzare la nostra quotidianità, scortandoci verso il momento fatidico del Natale.
Da bambino attendevo questo giorno con grande trepidazione; come tutti, volevo scoprire il prima possibile quali doni il vecchio Pancione mi avrebbe portato. Per questo la notte della vigilia cercavo sempre di rimanere sveglio. Senza molto successo, restavo per ore con la testa sotto le coperte, orecchie tese a tentare di captare il rumore dell'atterraggio della slitta e gambette pronte a scattare in direzione del cortile. Visto che non avevamo un camino, il Pancione doveva per forza atterrare lì. E poi, a Milano, una slitta con le renne non poteva mica parcheggiare in doppia fila. Con o senza regali, se avesse bloccato il traffico avrebbe rischiato il sequestro del mezzo, che magari non era nemmeno assicurato. Oggi, poi, ci scapperebbe magari l'arresto per sfruttamento di Animali Fantastici. Comunque, abitando in città, non riuscivo mai a capire quando il Bestione atterrasse. I bambini di oggi sono avvantaggiati, gli basta andare su Google Santa Tracker per individuare l'esatto momento in cui il Ciccione passa sopra la loro casa, e senza nemmeno attirarlo con latte e biscotti, che tra l'altro in almeno un paio di occasioni sono sicuro siano stati mangiati da quel lestofante del mio gatto. Ero molto affezionato a Chicco; era un animale molto altolocato, di bell'aspetto e con un portamento regale, dormiva esclusivamente su un cuscino di morbida piuma d'oca posto accanto al calorifero durante l'inverno e di fronte al ventilatore durante la stagione estiva. In una gustosa occasione, questo elegante felino fu nutrito dalla mia genitrice con fresche uova di storione, che un parente cortese ci aveva donato dopo aver pescato il grosso pesce nel fiume, perchè sapete, quel micione era così tenero che non gli si poteva dire di no, e poi aveste visto come gli piaceva il caviale.. Ad ogni modo, sono sicuro che oltre a mangiare meglio di me, quel gattaccio abbia rubato i biscotti che avevo preparato per il Rosso. Sarà per questo che non mi ha mai portato la Playstation.
Il giovane aiutante del Rosso Pancione
Ad ogni modo, oltre allo spuntino di mezzanotte al gatto, il 25 Dicembre portava nel suo grosso sacco di feltro la gioia sotto forma di giocattoli e suppellettili. Il Natale, allora, era felicità. Sullo sfondo, invece, la mia famiglia: genitori, sorella e i parenti vari con cui passavamo la giornata, ma il centro di tutto rimenevano i regali. Il Natale era speciale perchè noi bambini ricevevamo qualcosa di speciale, e con questo ci sentivamo importanti. Poco importava tutto il resto. Noi avevamo i nostri giocattoli, e in loro si esprimeva la nostra festa.
Ora che di anni ne abbiamo un po' di più e teoricamente facciamo parte del cosiddetto mondo degli individui umani adulti, ipotizziamo di poter rivivere il Natale di quando di anni ne avevamo 6. Nonostante la pessima memoria, qualche ricordo di quel giorno ancora lo custodisco, e anche senza riprendere le vecchie fotografie riesco a rivedere chiaramente il pranzo insieme ai parenti, la terribile l'insalata russa che preparava mia zia, i cappelletti fatti in casa, con quello scherzosamente ripieno di sola pasta che doveva capitare al più goloso della comitiva, che ovviamente ero io. Dei regali, ora che sono "grande", non ho più memoria; quegli oggetti sono diventati lo sfondo. Ciò che invece rimane scolpito nella mia mente è l'affetto che circondava noi bambini, il calore che provavamo nell'essere al centro del mondo in una famiglia che davamo, chiaramente, per scontata. Ma a noi, ovviamente, interessavano solo i regali.
Avessi ora 6 anni lancerei via tutti quegli oggetti per poter passare un solo momento con le persone che allora c'erano ed oggi non ci sono più, persone che mi hanno trasmesso quello che solo dopo tanto tempo ho capito essere il vero spirito di questa ricorrenza.
Il Natale è solo una bella occasione per stare insieme.
Proviamo a ricordarcelo, e lasciamo perdere tutto il resto

Foto di famiglia

mercoledì 9 novembre 2016

Il prezzo del tempo - un'onda di ricordi

Non ho mai avuto una grande memoria. Due secondi dopo essermi presentato a qualcuno ne dimentico il nome e dopo un giorno anche il volto. Ogni singola volta. Con gli appuntamenti, poi, sono un disastro; e non nominiamo nemmeno le date di compleanni e ricorrenze varie.
Il cervello è davvero uno strano animale. Dal nulla capita che si risvegli con un ricordo, persistendo su un'immagine o una sensazione antica che pareva perduta nel vortice della vita. Non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si ricorda. Ma la mente fa strani scherzi, e aguzzandosi attraverso la nebbia del tempo a volte consente di scorgere un po' di luce, così che quella partita al campetto, quando ancora i cellulari si chiamavano cabine, sembra sia terminata un battito di ciglia fa.
E' difficile riuscire a ricordare tutte le persone cui si è stati affezionati durante la vita. Ed è anche molto triste non poterlo fare. Gli eventi talvolta ci travolgono e ci sbattono in faccia la fine di amicizie, rapporti e qualche volta amori. Spesso è più semplice smettere di ricordarli. Piano piano, giorno dopo giorno, la fotografia degli eventi si consuma in un foglio di carta velina, sbiadendo poco per volta, come uno scontrino dimenticato  in tasca per troppo tempo.
Altre volte, invece, quello che accade è più semplice: andiamo avanti con la nostra vita, e lasciamo indietro qualcuno. Ciò che negli ultimi tempi mi fa riflettere è la modalità con cui tutto questo ha luogo. Non c'è nessuna scelta, nessun progetto o intenzione. Semplicemente, accade. Il lavoro, lo studio, la distanza e il poco tempo a disposizione ci portano, spesso inconsciamente, a selezionare quale bagaglio di ricordi e di persone portarci dietro.
Se il destino esistesse, potremmo additarlo come colpevole. Ma sarebbe troppo semplice. Guardandoci dentro con un poco di onestà, possiamo scorgere come siano state le nostre azioni e le nostre omissioni ad averci portato dove siamo, in compagnia delle persone con le quali condividiamo il nostro presente.
Il nostro tempo è limitato, e dobbiamo necessariamente scegliere con chi spenderlo. La vita ci spinge a questo. Ed è spaventoso. La facilità con la quale riusciamo ad abbandonare le persone cui siamo affezionate, per andare avanti per la nostra strada, è terribile. Una mancanza di cuore senza pari, a mio parere. Probabilmente si tratta di un meccanismo evolutivo, non saprei.
I miei ricordi più importanti sono quelli delle persone con cui ho condiviso un pezzetto del mio cammino fino ad oggi. Molte di queste persone le ho perdute per ragioni che ho ritenuto essere fatalmente dovute al susseguirsi degli eventi imprevedibili causati dal trascorrere della vita. Ma non è così. Noi abbiamo scelto di perderci, e l'illusione del destino inevitabile cade quando abbiamo la forza di concentrarci a pensare a quello che abbiamo o non abbiamo fatto per mantenere queste persone nella nostra vita, e viceversa.
In pratica, è una pura questione di scelte.
Ma i ricordi, quelli sono imprevedibili. Ci colpiscono all'improvviso e ci riempiono l'anima di nostalgia.
Come colibrì dai colori sgargianti, ci guardano negli occhi e fuggono in un istante. Non possiamo afferrarli, ma nemmeno ignorarli, perchè il loro nido è dentro di noi.
E' la nostalgia che dona loro un colore così vivido, ed oggi, al tempo di internet e dei messaggi istantanei, quando tutto è così semplice e veloce, dovremmo cercare di recuperare questo colore, scrivendo magari a quel vecchio amico che questo colibrì ha a creato con noi.

Amici!

domenica 6 novembre 2016

Un pub e trenta cheesecake - come sopravvivere alla Bretannia


Newstead Abbey - Nottingham
 Già dal medioevo i britannici sudditi di Sua Maestà si sono dimostrati particolarmente attenti alla produzione e al consumo della classica bevanda fermentata servita in capienti boccali vitrei.
Ora, se come me non siete avvezzi al consumo di birra ma preferite bevande quali the ed acqua di fonte, abituatevi ad essere considerati dall'oste "Individui molto sospetti".
Se passate a Nottingham, comunque, non potete assolutamente astenervi dal visitare il pub più vecchio d'Inghilterra, lo "Ye Olde Trip to Jerusalem", che si trova in prossimità del castello, al di sotto della collina. Si tratta di un antica costruzione che si snoda all'interno dell'altura della città attraverso una serie di caverne sotterranee, dalle quali sono state create le diverse sale del locale. Uno spettacolo suggestivo, che può davvero soprendere anche il viandante più disinteressato.
Ad ogni modo, con o senza birra, ordinate senza paura i loro burgers: grossi, gustosi e nemmeno costosi. Fondamentale però, se acquistate H2O, avere cura di chiedere una caraffa, in modo da non essere costretti a spendere un patrimonio per la classica bottiglietta in plastica da 50cl, che costa, per qualche arcano motivo, più del malto fermentato con luppolo.
Avendo toccato l'argomento, vorrei inoltrare un appunto direttamente a Sua Maestà, che è nostra assidua lettrice, riguardo il servizio ai tavoli. Durante le diverse visite sull'isola ho attraversato, sia per motivazioni di studio sociologico che per ragioni di interesse antropologico, diversi pub, cercando di amicarmi gli autoctoni per imparare quanto più possibile sulle loro tradizioni gastronomiche. Bene, ciò che mi ha lasciato molto perplesso riguarda la pratica del lancio delle posate sul tavolo da parte dell'oste, con conseguente caduta delle stesse, per gravità, sul tradizionale appicicaticcio tavolo ligneo britannico, usualmente sprovvisto di tovaglia/tovagliolo/tovaglietta o straccio regolamentare.
Ora, se siete al "Ye Olde Trip", noterete che l'atmosfera conviviale che si respira in questo storico luogo di Nottingham, unita alla possibilità di praticare un antico giuoco da pub medievale, rende la visita ancora più suggestiva. Il giuoco in questione consiste nel centrare un corno di animale (non identificato, ma sicuramente nè tartaruga nè giraffa) appeso ad altezza uomo al muro in fondo alla sala, con un piccolo anello posto al capo di una corda metallica tesa appesa al centro della sala. Vi garantisco che non è un'impresa facile, anche se siete astemi.
Newstead Abbey - Nottingham
Per quanto riguarda l'alimentazione, un ruolo fondamentale nella cucina normanna è occupato dalla cheese cake, che costituisce l'elemento base della dieta isolana insieme al pesce fritto, accompagnato da patatine britanniche e servito dalle sapienti mani degli artigiani della frittura in porzioni bibliche, nelle antiche botteghe take away sparse per la contea.
Girando per la città noterete certamente il gran numero di aree verdi presenti,  generalmente ben curate e piene di fauna semi-selvatica. A questo proposito, se siete dotati di merenda, state attenti agli scoiattoli, che una volta mi hanno rubato le M&Ms.
Appena fuori Nottingham , schivando la mega centrale elettrica a carbone che sovrasta il piatto panorama inglese, e valutando se il clima generalmente piovoso ve lo consente, potete fare un giretto alla newstead abbey, un luogo incantevole per passeggiare, fare foto ai lego, portare a spasso il vostro alligatore domestico e mangiare dolci col the.
Se il vostro soggiorno è breve, rischiate però di non riuscire ad individuare il sole, ed in questo caso mi permetto di consigliare una visita ad un luogo patrimonio Unesco situato appena fuori dalla città: il Warhammerworld.
Sito pieno di storia, vi troverete il meglio della pittura, della scultura e dell'anima nerd della britannia. E fanno anche da mangiare.
Warhammerworld- Non fate arrabbiare Legobunny

Warhammerworld- Mettete i fiori nei vostri cannoni al plasma

Warhammerworld - Con amici

Lego Foscolo - Le mie prigioni